venerdì 22 marzo 2013

La parola di oggi è "primavera".

"Le nuvole venivano trascinate via dal vento con una forza incredibile. In questo mondo non c'è posto per le cose tristi. Nessun posto."

B. Yoshimoto, Kitchen.

Questa è una di quelle parole che nasce dal fidanzamento di altre due. Sono due parole che insieme capiscono di completarsi e si uniscono per tutta la vita, dando origine a una nuova.
"Prima" deriva da "primus" latino, che ha lo stesso significato italiano. "Vera" invece ha un'etimologia più complessa. Si collega alla radice "vas", che ha il senso di splendere, ardere. In sostanza, è la prima cosa che splende nel nostro anno.
Quando ero piccola, dicevo che era primavera quando l'albero nel mio giardino si riempiva di fiori rosa, oggi invece questo riferimento visivo mi manca e devo aspettare che spunti qualche piccola margherita, un po' impaurita, pronta ad essere presto tagliata via con il resto dell'erba. Senza il mio albero rosa però non è la stessa cosa. Spesso si passa dall'inverno all'estate senza neanche rendersi conto della primavera. Anche in estate c'è la stessa radice "vas", anche l'estate splende, ma se avessimo un po' di tempo, o meglio se ce lo prendessimo, riusciremmo a renderci conto che quello che splende per la prima volta è sicuramente più bello, come la prima volta che abbiamo visto il mare o che abbiamo conosciuto la persona che amiamo.

sabato 2 marzo 2013

La parola di oggi è "radice".

"Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti."

S. Tamaro, Va' dove ti porta il cuore.

Pensiamo sempre che le radici siano ciò che rimane più nascosto, di un albero o di noi stessi, ma a livello etimologico "radice" è molto vicina alla parola "ramo". Questo mi fa pensare che in realtà quello che mostriamo di essere non può mai prescindere da quello che abbiamo dentro, sotto il terriccio, vicino al cuore. Tutte le volte che piantiamo un seme di felicità, che costruiamo un rapporto profondo, non facciamo altro che crescere e accrescere quello che siamo. Pensiamo sempre che non è importante chi siamo stati, da dove veniamo, quali sono i valori con cui siamo stati cresciuti, ma non è così. Possiamo rinnegare il nostro passato, cambiare identità, un po' come il Mattia Pascal, ma finiremo comunque per essere nient'altro che noi stessi, quello che siamo già stati fin dal primo momento. Non possiamo ignorare che ognuno di noi ha il suo seme, nessuna margherita diventerà mai un faggio, ma standosi accanto, accettandosi, potranno arricchirere le loro vite.